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L'Artista Franco Fanigliulo


Intervista a Marco Guzzetti

Marco Guzzetti ha collaborato artisticamente con Franco nel periodo compreso tra il 1984 ed il 1989, partecipando sia alla composizione delle canzoni presenti sull'ultimo LP GOODBYE MAI che alla realizzazione di pezzi rimasti purtroppo inediti (ma registrati in SIAE) come DOVE, PRIMI AMORI, TANGO e L'UBRIACO. Questa intervista è stata effettuata in un locale nei pressi della Stazione FS di Milano Lambrate, il 29-12-2007.

Come hai conosciuto Franco?
Allora...nel 1984 io ero studente universitario e collaboravo con i Matia Bazar da circa tre anni: oltre a ciò, alla sera suonavo nei locali a Milano.
Uno di questi in cui ero più assiduo, la BUDINERIA, mi offrì l'opportunità di gestire artisticamente le serate: qui si era creato, man mano nel tempo e durante anche gli anni seguenti, un laboratorio di progetti che coinvolgeva tutti gli amici che mi venivano a trovare, spesso anche con la complicità degli altri artisti che di volta in volta erano presenti in scena e che poi in seguito hanno continuato a fare musica, cabaret, cinema o teatro.
C'è da dire che in BUDINERIA si organizzava di tutto: letture di poesie d'avanguardia, incontri di savate, quartetti di musica da camera, cabaret, esibizioni di breakdance, concorsi canori per dilettanti allo sbaraglio...ho avuto la fortuna di avere un locale a disposizione che dava ampio risalto alla creatività!
Dal giovedì al sabato si effettuavano serate di sola musica dal vivo, dove incentravamo tutto sulle "jam session": suonavamo con formazioni base definite ma ci venivano comunque a trovare artisti ospiti di tutti i tipi...
Nelle altre sere normalmente si apriva e si chiudeva la serata sempre con musica dal vivo (preferibilmente effettuata con la formula della one man band), mentre lo spettacolo di mezzo cercavamo di farlo proponendo qualcosa di interessante, meglio se inusuale!
Tra le iniziative che avevo lanciato in quegli anni c'era la rassegna dei cantautori emergenti, dove tutta una cerchia di artisti che iniziava a creare musica ebbe la possibilità di proporsi al pubblico: alcuni di loro avevo avuto modo di conoscerli proprio perché già frequentavano il locale e si esibivano o si univano a cantare e suonare con me, come per esempio Biagio Antonacci o Flavio Oreglio; con altri lavoravo musicalmente qui nel milanese; altri ancora si presentavano spontaneamente una volta saputo dell'iniziativa.
L'intento rimaneva quello di andare continuamente alla ricerca di personaggi con i quali arricchire il cartellone della rassegna e quindi avevo fatto un giro per le case discografiche dicendo: "Signori, io un palco ce l'ho: se avete qualcuno che ha voglia di proporre dal vivo le proprie cose…possiamo combinare!".
Quando andai alla RCA, parlai con Silvano D'Auria e fu proprio lui a segnalarmi Fanigliulo, prendendo spunto dal fatto che era uscito il Q-Disc BENVENUTI NELLA MUSICA.
Mi dissero che, siccome lui veniva da La Spezia, sarebbe stato meglio fargli fare più di una serata e possibilmente tutte di fila...io contattai gli altri locali con i quali collaboravo e ne uscì un piccolissimo tour di esibizioni dal vivo: ricordo che andammo, oltre che in BUDINERIA, anche all'ISOLA FIORITA, al RIVERSIDE PUB, e in qualche altro locale…
Una piccola curiosità: lo vidi per la prima volta nello stesso modo in cui ci siamo incontrati noi oggi; lo andai a prendere in Stazione e ci conoscemmo così!
Alcune serate le fece ancora con Borghetti, erano gli ultimi strascichi del loro sodalizio artistico...molte delle esibizioni seguenti, invece, le fece da solo, con l'ausilio di basi: io stavo in regìa e curavo la parte "tecnica" dello spettacolo.

In queste "performances", Franco che pezzi proponeva?
Proponeva tutto il suo repertorio: oltre alle canzoni del Q-Disc, cantava anche pezzi più vecchi come "A me mi piace vivere alla grande", "L'artista", "Buffone", "La Giovanna" ecc.
Devo dire che il riscontro del pubblico era un mix di interesse e stupore, perchè lui era molto istrionico sul palco ed una proposta del genere era sicuramente non convenzionale per quello che poteva essere il panorama musicale milanese di allora (stiamo parlando degli anni '80); sicuramente era più facile per quei tempi ascoltare gruppi incanalati in un filone corrente definito, piuttosto che sentire un cantautore diciamo quantomeno un po' "bizzarro". Franco era veramente completamente "al di là" di ogni schema…e fu questo che mi colpì in modo particolare!
Io di lui conoscevo solo il pezzo di Sanremo (pezzo che mi era piaciuto davvero moltissimo). Mi ricordavo non solo un cantante ma un vero e proprio "personaggio", molto molto interessante…ma attenzione: non dimentichiamoci che all'epoca del Festival ero ancora un liceale e non avevo certo la possibilità di arrivare a concepire in modo compiuto un certo tipo di cammino artistico in tutti i suoi aspetti...però Fanigliulo era un personaggio che mi aveva particolarmente colpito…e quando poi ebbi la possibilità di vederlo sul palco in prima persona…questa sensazione fu ulteriormente rafforzata!
Sono sempre stato attratto da progetti un po' al di fuori dei canoni ordinari; con i Matia Bazar avevo avuto la fortuna di cominciare a lavorare proprio quando c'era da riscoprire tutta una nuova era del gruppo; così in modo del tutto naturale l'artisticità di Fanigliulo mi affascinò enormemente fin dal primo momento......

Piccola divagazione: come sei entrato in contatto con il gruppo musicale ligure?
Mi capitava spesso di fare vacanze a Bordighera (IM) insieme ad un carissimo amico che scriveva canzoni insieme a me. Giancarlo Golzi è di quelle parti, mentre il resto del gruppo era di Genova, ma vivevano già tutti a Milano...c'erano alcune conoscenze in comune tra le varie compagnie di ragazzi che frequentavamo anche noi...falò notturni, chitarre ecc. e così da qualcuno più vicino all'orbita del gruppo era scattata la classica scintilla: "Che carine le canzoni che scrivete, proviamo a farle sentire!".
Sai, di solito sono cose dette tanto per dire e poi muore tutto lì...invece quella volta andò diversamente!! La musicassetta con i nostri provini caserecci arrivò effettivamente a destinazione, le canzoni piacquero e da lì scaturì una collaborazione che durò per diverso tempo...

Tornando a Fanigliulo, come è nata l'idea di lavorare insieme?
Quando ci siamo conosciuti, Franco ha capito da subito che avevo un modo di esprimermi che poteva essere compatibile con il suo...io rappresentavo la giusta controparte al suo modo di essere artista. Lui aveva questa immediatezza, questa intuizione pura che era molto difficile da incanalare in un linguaggio espressivo così sintetico e stringente come quello della canzone...

Questo suo modo di esprimersi forse si avvicinava di più ad una forma di tipo teatrale...
Sì...però anche all'interno del suo modo di esprimersi in palcoscenico, lui era il classico Artista con la A maiuscola, completamente a suo agio nell'estemporaneità, ma che contemporaneamente rifugge un po' da tutto ciò che è schematico e che costituisce un minimo di indicazioni di massima; del resto si sa benissimo come sia molto difficile lavorare in qualunque forma artistica senza avere un minimo di canovaccio di partenza…certo poi si può pure proseguire andando totalmente "a braccio" e rimanendo sempre aperti all'improvvisazione pura…ma la parte del lavoro svolta in precedenza risulta in ogni caso fondamentale. Ecco, tutto ciò era completamente avulso da Franco: lui era un "immediato totale".

Che cosa significava essere a stretto contatto con Fanigliulo?
Eh, era una bella lotta!
Questa collaborazione si è quasi subito ampliata perchè in fondo io ho sempre cercato di interpretare i miei ruoli "andando oltre", con l'intento di cercare di capire sempre il più possibile di quello che si stava facendo (sia come organizzatore di spettacoli piuttosto che come collaboratore artistico)...nel caso di Franco, fin dall'inizio, non mi sono quindi limitato a fare da "tassista" accompagnatore, ma stavamo tre-quattro giorni insieme, parlando, mangiando a casa mia, andando in giro insieme per Milano ai vari appuntamenti...
Non ti nascondo che scrivere canzoni insieme a lui era una sfida continua, proprio perchè decidevamo una nota e lui ne aveva già cambiate tre, decidevamo una parola e lui nel frattempo ne aveva dette altre otto...
Lavorare con Franco era molto molto stimolante…ma che fatica! (risata ndr).

Paolo Gaggero mi ha parlato di te nella sua intervista, come vi siete conosciuti?
Io e Franco abbiamo cominciato lavorando a casa mia, dove avevo una mini sala di registrazione in camera, con un mixer a sedici tracce, un registratore a quattro piste, un computer Apple 2E, una tastiera e tutti i moduli generatori di suoni che vuoi, ma era pur sempre una cosa artigianale!
Con questi mezzi provavamo a "buttare giù" le prime cose...all'inizio ci trovavamo solo per scrivere i provini con chitarra e voce: se poi il lavoro ci piaceva, allora lavoravo anche sull'arrangiamento...questa cosa normalmente la facevo io, perchè Franco tornava a La Spezia; quando poi lui ritornava a Milano, si rivedeva insieme tutto il lavoro svolto...
Le cose andarono avanti così finchè un giorno Franco mi introdusse anche a La Spezia dove c'era il suo gruppo di amici collaboratori, con una sala di registrazione più organizzata: naturalmente ti sto parlando della mitica GP RECORDS di Paolo Gaggero a Bottagna!
Da quel momento in poi, facemmo a turno: a volte saliva lui, altre volte scendevo io. Più normalmente ci trovavamo a Milano se dovevamo comporre e invece lavoravamo a Bottagna se dovevamo finalizzare dei provini.
A tale proposito, mi è venuta in mente una particolarità...

....dimmi!
Con Franco avevamo iniziato la nostra collaborazione proprio riascoltando i pezzi inediti antecedenti alla nostra conoscenza...riguardavamo i testi e poi lui rielaborava la parte musicale a livello di arrangiamento insieme ai ragazzi con cui collaborava, mi riferisco a Paolo ed a Pasquale Scarfì...in pratica il metodo di lavoro rimase un po' sempre quello anche con i pezzi man mano scritti in seguito: certo questo non succedeva proprio per tutti i brani, ma sicuramente era un metodo di lavoro consolidato soprattutto a proposito di quelle canzoni per le quali ritenevamo giusto appoggiarci ad una struttura di orchestrazione più complessa…si decideva come rimetterci mano, come mantenerle in una linea musicale più definita...
La cosa che mi piaceva di più era lavorare alla produzione artistica a 360°, non solo nello scrivere le canzoni...l'importante era dare un'impronta al lavoro, è questo che ti chiedono i discografici! Io mi stavo facendo le ossa piano piano, con questa ed altre esperienze musicali che stavo vivendo: quindi imparavo cose nuove e cercavo di metterle in pratica...oltre alla scrittura delle singole canzoni, mi interessava definire bene il progetto musicale che potevamo andare a proporre. Ecco, secondo me questo forse è stato un buon contributo che ho potuto portare alle sessioni fatte in GP RECORDS. Lì si svolgeva da sempre un grandissimo lavoro di scrittura e "vestizione" delle canzoni; parallelamente io cercavo di impegnarmi anche per cercare di individuare quelle due o tre linee guida artistiche che ti fanno pensare che esiste materiale sufficiente per poter lavorare su qualcosa di più che non sia soltanto un insieme di singole "canzoni"; in un progetto artistico tutto va ad impattare direttamente sul personaggio, sulle sue espressioni, su quello che dice e su come lo dice, pensando anche a chi e a dove si propone una cosa, ecc....per il resto, invece, (penso ad esempio al look piuttosto che all'atteggiamento in pubblico) c'era molto poco da poter inventare! Franco era completamente "al di là" di qualsiasi tipo di inquadramento…lui era un "personaggio" di per se stesso!
Pensa inoltre a quanto possa essere stato difficile il solo pensare a un disco fatto di pezzi nati in una forma se vuoi un po' simile a quella del teatro-canzone, così lontani dagli "standard" della musica italiana anni '80...sapevamo di osare parecchio…in questi casi spesso chi dovrebbe credere in te per investire denaro, rimane così disorientato che difficilmente riesce a seguirti! Non a caso proprio i pezzi più vicini a questa impostazione rimasero solo a livello di provino casereccio!

Qual era il ruolo di Pasquale Scarfì?
Pasquale scriveva le musiche con Franco fin da prima che noi ci conoscessimo...infatti, quando ci incontravamo, lui si occupava delle tastiere.
Ecco, un pizzico di novità "operativa" in sala di registrazione lo avevo portato introducendo un po' di tecnologia: nell'album di VACANZE ROMANE i Matia Bazar avevano sperimentato l'utilizzo di un computer Apple che lavorava sia come gestione di suoni sia come sequencer; ero rimasto molto colpito dalla cosa e comprai anch'io un computer dello stesso tipo (…lo comprai usato…ma mi aiutò l'allora tastierista del gruppo, Mauro Sabbione, nell'acquisto!); così la stessa esperienza mi venne naturale portarla poi in studio da Paolo quando ancora queste soluzioni non erano così conosciute come adesso...ricordo che facevo dei bei traslochi di strumentazione tra Milano e La Spezia! ma era una cosa che non mi pesava assolutamente perchè da Paolo trovavo un'atmosfera stupenda e delle persone squisite che ricordo sempre con amicizia ed affetto…

Non hai più sentito nessuno di loro?
Pasquale no; Paolo mi contattò subito dopo la scomparsa di Franco ma poi non abbiamo più avuto occasione di sentirci; in compenso ho ritrovato via internet Cesco Carpena: ci scriviamo e ci mandiamo messaggi ogni tanto...lui è un grande batterista!

Nei documenti SIAE, risulta che FUMI O FUMI abbia anche un testo: come mai il pezzo uscì nella versione strumentale?
La canzone che tu citi era una specie di ballata che avevo scritto con la chitarra e che avevamo completato cantandoci sopra con Franco a casa mia...poi la registrammo a Bottagna e da qualche parte, credo che esista ancora un nastro di un provino in diretta chitarra-voce fatto da me con una batteria elettronica che avevamo programmato al volo in studio: ricordo che c'erano anche delle parti fischiettate dove pensavamo di mettere delle parti addizionali di fiati...che altro dirti…la strofa era più strampalata del solito, parole in libertà ma molto divertenti...

Si può tranquillamente affermare che la versione uscita in GOODBYE MAI non c'entri nulla...
Beh…in un certo senso sì…
Il discorso riguardo FUMI O FUMI può aiutarci per farti capire la grande musicalità di Franco; Franco nella sua irrazionalità sapeva benissimo cogliere la valenza del suono delle parole; ti racconto questo: il mio provino, quando me lo ero inventato, conteneva nel ritornello le parole del tutto casuali "LISTEN TO ME" e a lui venne spontaneo cantare FUMI O FUMI per assonanza fonetica...infatti quando provavamo a cantare in italiano, normalmente Franco cercava di cogliere dal mio inglese maccheronico quello che lui sentiva che suonasse meglio anche in italiano.
Lui era intimamente legato all'uso della parola come significato, perchè odiava le cose scontate, ma nel contempo era attentissimo al suono di ogni sillaba...questo per dirti come poteva essere complessa e variegata la sua personalità!

Parliamo anche dell'altro pezzo strumentale: BAMBINI DI LA' inizia con una marcetta che, sembra, rappresenti la marcia dei bambini che vanno in guerra...
Sì, è vero...e questo pezzo è un altro pezzo nato e sviluppato in sala da Paolo, come molte altre cose...

Non sarebbe stato meglio inserire pezzi già pronti come DOVE, PRIMI AMORI, TANGO e L'UBRIACO, piuttosto che la versione di FUMI O FUMI che poi è apparsa nel disco?
Vedi Carlo, il mondo della discografia non è così "romantico"...oltretutto bisogna considerare che noi abbiamo passato una miriade di vicissitudini solo per produrre il primo 45 giri!
All'inizio io e Franco eravamo due persone che cercavano di capire quanta e quale strada potessero fare insieme, poi lui ha realizzato che poteva "fidarsi" di me sia dal punto di vista musicale che da quello progettuale, non solo per quello che poteva riguardare i testi delle canzoni, e cercavamo di individuare insieme la strada artistica che avrebbe voluto percorrere...
In tutto questo c'era il suo essere rimasto fuori dal giro ed il mio essere giovanissimo, quindi non potevo utilizzare nessun tipo di credenziale da presentare al mondo della discografia ufficiale... Cominciammo a lavorare insieme proprio con la mia collaborazione al testo di NAPOLI FA L'ONDA e DOVE.
Ben presto però ci venne spontaneo collaborare a tutto campo, usufruendo anche del mio sostegno come musicista.
Una delle prime cose che ideammo fu TANGO. Il pezzo nacque con Franco che mi chiese di trovare una frase introduttiva con la chitarra per cominciare a far nascere un'armonia e un ritmo su cui lavorare. Per le sovraincisioni potei utilizzare della strumentazione elettronica aggiuntiva gentilmente "parcheggiata" a casa mia da Sergio Cossu, allora tastierista dei Matia Bazar (una tastiera e una batteria elettronica che sarebbero comunque rimaste inutilizzate mentre il gruppo andava in tournee).
Se non ricordo male poi scrivemmo L'UBRIACO; è la tipica ballata acustica di stampo molto chitarristico e infatti anche nell'arrangiamento, sviluppato apposta in modo molto essenziale a casa mia, non mettemmo altri strumenti al di fuori delle piste di chitarra, mentre invece ci sbizzarrimmo con le sovraincisioni delle voci, con vari cori che facevo a Franco e altre intuizioni vocali assolutamente geniali che lui inseriva qua e là.
PRIMI AMORI fu un altro pezzo che riuscimmo a completare in quel periodo iniziale; è una canzone che adoro, per la sua delicatezza e per la sua costruzione così completamente al servizio delle immagini contenute nel testo. Volevamo scrivere una specie di favola e anche qui partimmo da un riff di chitarra acustica, poi sostenuto dagli altri strumenti e da un arpeggio nell'inciso.
Insomma, il materiale cominciava a prendere forma e così su indicazione di qualcuno degli addetti ai lavori che incontravamo a Milano all'interno della cerchia delle conoscenze di Franco (ma non rammento esattamente chi fu di preciso) contattammo Rodolfo Grieco, un produttore che lavorava molto con Canale 5 e che all'epoca seguiva Celeste (una modella che faceva musica dance) e altri artisti.
Per un po' di tempo lavorammo con Grieco e facemmo dei provini in una sala di registrazione a poca distanza da qui; la sala era gestita da Luigi Colarullo, un altro produttore dell'area milanese...mi ricordo che poi lavorammo con questi provini anche all'EXCALIBUR, uno studio che era un po' l'evoluzione di una sala d'incisione dove avevo lavorato insieme ai Matia Bazar...rimanevo nel giro di casa che conoscevo, cercavo di portare le mie esperienze e le mie conoscenze laddove era possibile e poteva essere utile...in quella fase lavorammo in particolare su TANGO e NAPOLI FA L'ONDA.
Intanto i rapporti personali tra Franco e Zucchero si andavano intensificando e stava quasi prendendo corpo l'idea di una collaborazione produttiva dell'entourage di Zucchero ai nostri progetti. Rammento che in quel periodo ci incontravamo molto frequentemente con Agostino Scarfò, uomo di fiducia di Zucchero, e andavamo spessissimo a vari concerti di Sugar proprio per parlare di queste cose.
La vera svolta però ci fu quando fummo ricevuti in Ricordi da Mara Maionchi e lei riuscì a coinvolgere Mario Rapallo della BOLLICINE-TARGA. Fu così che riuscimmo finalmente a lavorare al primo vero progetto discografico, con Mario Rapallo che ci fece da mecenate.

Ecco che Franco entra a far parte della "scuderia" di Vasco Rossi...
Eh sì...
Devo dire che Mario Rapallo è stato di larghissime vedute, ci ha dato aiuto in modo completo: ho avuto il grande privilegio di poter constatare che si fidasse di me...lui si sentiva più tranquillo quando sapeva, bene o male, che Franco riusciva ad essere supportato in un certo tipo di scelte, anche nel lavoro quotidiano; io dal canto mio non mi sono mai perso un solo giorno di lavoro in sala d'incisione, ho cercato di fare da collante per tenere insieme il tutto e quindi fare in modo che la musica non prevaricasse i testi, che questi fossero detti nel modo giusto, che l'arrangiamento fosse sempre fatto in modo equilibrato eccetera...
In breve, Mario ci diede l'opportunità di fare la prima incisione (la prima del nostro sodalizio intendo!): andammo vicino Imola, nella sala d'incisione di Junior Magli, la SWEET VALLEY RECORDING STUDIOS. Gli arrangiamenti e l'esecuzione dei brani erano stati affidati alla Steve Rogers Band; i primi giorni, Franco, Massimo Riva ed io cercammo di conoscerci meglio...piccola premessa: io sono sempre stato affascinato dalla contaminazione dei generi musicali e adoro costruire affinchè possano esserci più chiavi di lettura...in poche parole, l'idea di lavorare con dei professionisti e al tempo stesso veri "rockettari" (nel senso più nobile del termine!) su questo genere di canzoni mi affascinava moltissimo!
Devo dire che loro hanno fatto un lavoro egregio...sono rimasto molto piacevolmente sorpreso da questa collaborazione; in sala io cercavo di non lasciare artisticamente Franco da solo sotto ogni aspetto...ho un bellissimo ricordo della SRB e nella scelta dei pezzi ha dato un parere fondamentale chi di loro teneva le fila della band e cioè Massimo Riva!
Lui ci disse: "Sentite, pezzi come TANGO e L'UBRIACO sono molto belli, ma fanno parte di uno stile musicale che, secondo me, è meno adatto ad un personaggio che deve cercare di proporsi ritornando dopo tanto tempo sulla scena, tra l'altro con qualcosa che è già di per sé "anomalo ed alternativo", ma non dobbiamo spingere troppo sull'acceleratore fin da subito! Non avrebbe senso fare un disco per uscire nei negozi e diventare gli incompresi della situazione: abbiamo già tanta stranezza di nostro da giocarci anche se non esageriamo e la roba più particolare ce la teniamo per l'LP..."
Il ragionamento di Massimo non faceva una grinza e lo ritengo giusto, oggi come allora...
Ti dirò di più: il fatto che dei veri "rocker" facessero dei ragionamenti così pragmatici, oserei dire "da discografici", era per noi abbastanza inaspettato e ci colpì molto positivamente!
Massimo Riva e Mario Rapallo avevano ascoltato tutti i pezzi e quindi si decise, di comune accordo, di inserire i due che avrebbero composto il 45 giri: così incidemmo L'ACQUA MINERALE e LA SPOSA CHE RIDE con la Steve Rogers Band al gran completo, formazione originale!
Terminate le sessioni di registrazione io e Franco venimmo a Milano per incidere le parti cantate: andammo presso lo studio REGSON da Paolo Bocchi, curai personalmente l'esecuzione delle voci e facemmo già un primo mix; ricordo allora che Massimo Riva mi telefonò e mi disse: "Dai ragazzi, facciamo qualcosa di più accattivante!". Un remix venne così effettuato da Massimo allo studio di Medicina (vicino Bologna) con l'ausilio di vari effetti che sicuramente aiutavano un po' di più l'ascolto in senso commerciale...quando poi ci richiamò, Massimo disse: "…ho messo un po' di "effetti speciali" per strizzare l'occhio al mercato"!
Personalmente fui pienamente soddisfatto di tutto il lavoro effettuato da Massimo Riva, anche se l'approccio era ovviamente di genere diverso rispetto a quello che avevamo realizzato nei provini: in origine, per esempio, LA SPOSA CHE RIDE era stata sviluppata in GP RECORDS secondo una mia traccia più "cerebrale", con sonorità tipo Mike Oldfield, guidate dalla mia chitarra acustica.

Se devo dirti la verità, io preferisco di più la versione originale...
Sono due cose diverse...sinceramente a me piace anche il modo in cui Massimo Riva ha lavorato insieme alla Steve Rogers Band.
Quindi, nel giugno del 1987, uscì questo 45 giri che fu promosso con qualche apparizione televisiva...ricordo che Franco partecipò a BE BOP A LULA di Red Ronnie su Italia 1...
Una curiosità: qualche anno dopo, incontrai Red e gli chiesi se poteva farmi avere una copia della trasmissione; lui mi disse che era praticamente impossibile perché avrebbe avuto bisogno di almeno dieci segretarie per riordinare il suo archivio di bobine!
Dopo questo 45 giri c'è una novità...

Quale?
Vasco Rossi decise di prendere in mano la situazione e diventare il produttore di Franco: bisogna sottolineare che Vasco aveva già a che fare con Mario Rapallo per quanto riguardava la BOLLICINE-TARGA.
Se non ricordo male però qualcosa si intoppò rispetto a quelli che erano gli impegni personali quotidiani di Vasco, quindi proposi a Rapallo di realizzare il nostro secondo 45 giri con Roberto Colombo, che era stato l'arrangiatore di due dischi dei Matia Bazar: lui è un Genio con la G maiuscola ed è un talento davvero speciale.
Per l'ennesima volta, Rapallo ci diede fiducia e quindi potemmo andare ad incidere negli studi di Colombo a Borgosesia (NO).
Gli ultimi pezzi che avevamo scritto erano MR WONDERFUL e FUMI O FUMI. Entrambi li provinammo direttamente a Bottagna; fu proprio nelle sessioni di registrazione dei provini di MR WONDERFUL che ho avuto modo di conoscere GIACOMO GIANNOTTI alle tastiere e un giovanissimo Cesco Carpena con la sua batteria.
Nel frattempo con Franco si cominciava a pensare a come muoverci anche per arrivare a definire una possibile organizzazione di suoi concerti; ricordo che ci incontrammo varie volte con l'impresario e produttore Ermes Bonini per creare un progetto in proposito.
La scelta dei brani per il 45 giri cadde su MR WONDERFUL e NAPOLI FA L'ONDA. Alle incisioni a Borgosesia parteciparono sia musicisti liguri provenienti dall'area di La Spezia (ecco come conobbi Massimo Marcolini), che turnisti milanesi (come il chitarrista Marcello Cosenza).
A Vasco piacque moltissimo in particolare MR WONDERFUL (una volta in sala d'incisione mi disse che secondo lui la frase musicale tra il ritornello e la ripresa della strofa era la tipica frase "da un milione di dollari"…!) e così prese definitivamente forma l'opportunità per noi di incidere un intero album.
Rimanevano a questo punto da pianificare i lavori per l'incisione in studio delle altre canzoni; quando Vasco riuscì ad organizzare operativamente il tutto, ci ritrovammo al famoso studio White House di Umbi a Castelnuovo Montale presso Modena: era un luogo per me conosciuto perchè avevamo inciso lì anche l'album "Melò" dei Matia Bazar (con la produzione di Celso Valli). Il progetto LP fu portato avanti sotto la direzione effettiva dei lavori fatta in prima persona da Vasco. Alle registrazioni partecipavano nuovamente sia musicisti della SRB che altri turnisti dell'area modenese-bolognese.
Tra le canzoni scelte per l'album c'era anche GOODBYE MAI. Questo era un pezzo scritto musicalmente da Franco e Paolo Gaggero: Paolo aveva trovato un "giro" di piano elettrico bellissimo, ci avevano cantato sopra sistemando le note insieme e incidendo un primo testo di Franco; poi io e Franco ultimammo e sistemammo le parole.
Parlando di questi pezzi, mi è venuta in mente una cosa...

Dimmi...
Per quanto riguarda il titolo che io e Franco volevamo mettere all'album, in origine eravamo indecisi tra A RUOTA LIBERA e IN ORDINE SPARSO...poi la scelta cadde su SUDO MA GODO, sia perchè questo era il titolo di uno dei pezzi (cosa commercialmente sempre ben vista dai discografici) sia perché anche in quel titolo, tra l'altro un po' più provocatorio e quindi un po' più in grado di attirare l'attenzione, si racchiudeva comunque una specie di manifesto che identificava il personaggio.
Il titolo venne poi cambiato in GOODBYE MAI quando l'album uscì postumo; io seppi del malore di Franco attraverso i giornali e così fu anche per la notizia della sua scomparsa…

Come definiresti artisticamente Franco Fanigliulo?
L'Artista con la A maiuscola!
Non ho mai più incontrato una persona così "intimamente" Artista, così difficile da racchiudere in un'unica definizione, così pieno di mille sfaccettature tutte estremamente naturali e mai studiate...versatile, pieno di sorprese, così inscindibilmente legato alle massime forme di espressività artistica.

Secondo te, quale sarebbe oggi il metodo migliore per riportare interesse sulla figura di Franco Fanigliulo?
Si potrebbe senz'altro partire contattando Caterina Caselli, lei ha sempre creduto in Franco…io non ho avuto modo di conoscerla direttamente ma Franco mi parlava spesso di come lei aveva saputo credere in lui.
Altri due grandi nomi vicini a Franco sono Zucchero e Vasco: io penso che, compatibilmente con i loro propri impegni personali, sarebbero più che favorevoli ad un progetto che riguardi Franco. Con Franco ho avuto occasione di conoscerli entrambi e non ho difficoltà a credere che possano aderire ad una cosa del genere, perchè gli erano molto vicini, lo stimavano molto come Artista e, che io sappia, erano proprio amici!
Mi rendo però perfettamente conto che non sia un'impresa facile...

Ma secondo te come mai Franco non ha avuto il successo che meritava?
Credo che l'aver o meno successo purtroppo spesso esuli dalle sole radici artistiche e dai meriti musicali; sicuramente ognuno di noi ha delle testimonianze da portare o dei casi da citare in questo senso...
E' difficile rimanere sulla cresta dell'onda per personaggi particolari e non catalogabili, difficilmente gestibili, che risultano (e sono!) strambi di per se stessi e non perché semplicemente recitano una parte…tutto ciò cozza un po' con i meccanismi di gestione della discografia nei suoi aspetti extra-artistici.
E' necessario un gran lavoro di organizzazione, conoscenze, promozione, impegno manageriale...in realtà arrivare a fare un disco è solo l'inizio del lavoro!
Sembra strano a dirsi ma non è sufficiente il talento per avere un riscontro (a maggior ragione se duraturo) con il pubblico: da una parte è necessario un prodotto spontaneo frutto della personalità dell'artista, mentre dall'altra è indispensabile tutta una serie di meccanismi che vanno ben oltre la visione artistica delle idee, dell'ingegno e dell'intuizione.
Nel caso di Franco posso benissimo capire che ci potessero essere molte difficoltà nell'avvicinarsi al suo mondo...
Lavorare con Franco era un atto di fede: un salto nel vuoto dove ci si doveva a tutti gli effetti donare incondizionatamente, firmando la classica cambiale in bianco...non potevi mai sapere cosa sarebbe successo un secondo dopo...potevamo finire una canzone e un'ora dopo lui poteva averla già disfatta per l'ennesima volta; sicuramente aveva bisogno di una guida che lo consigliasse passo dopo passo, che lo tenesse ancorato in modo coerente, con il suo essere, a tutto ciò che esulava dal solo sforzo creativo...io cercavo di compenetrare la sua parte irrazionale, ma d'altra parte cercavo anche, sempre senza mai preponderare, di incanalare i nostri sforzi verso sfumature che rendessero lui ed il nostro lavoro più proponibile...poi c'era la vera e propria quotidianità, il cercare di riuscire ad essere più malleabili, nonostante il suo essere così "naif", il cercare di mantenere rapporti e conoscenze pur avendo a che fare con il suo sentirsi intimamente "eremita"...del resto Franco era fatto così, prendere o lasciare!

Come mai è stato dimenticato per quasi quindici anni prima di essere riscoperto?
Un interesse in genere nasce perchè ci sono delle persone - come voi in questo caso - che si occupano attivamente di qualche cosa. Di questo non si può fare altro che ringraziarvi veramente tantissimo!!
Vedi Carlo, l'interesse non è una cosa che scaturisce di per sé...è molto difficile che un consenso si crei se non c'è un minimo di spinta che fa da capofila, a meno che non succedano degli eventi eccezionali!
In questo caso il vostro intento è quello di far conoscere Franco e, visto l'impegno che profondete in questo, credo proprio che il vostro lavoro sarà ripagato!

Saresti disponibile per future iniziative?
Assolutamente si! Anche per eventuali esibizioni dal vivo: amo stare sul palco, lo faccio tuttora per hobby...avrei partecipato volentieri anche alla manifestazione dell'11-1-2008, ma purtroppo proprio non potrò esserci...ci rifaremo alla prossima!
Grazie davvero di cuore per tutto ciò che state facendo.

 
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